La notizia del mese: la grande esplosione dei negozi di scarpe a Modena

L’altra sera ero a casa che guardavo la trasmissione di Fazio, Che tempo che fa, e c’era un ospite che non avevo mai sentito, tale Pippo Del Bono, uno che fa discorsi veri. Uno che è talmente di ampie vedute, che nei suoi spettacoli si porta in giro un tizio che era stato in manicomio, che si chiama Bobò, e un ragazzino down di dieci anni, che si chiama Gianluca. Pensate che questo Pippo, è uno talmente libero dagli schemi moralistici della nostra cultura bigotta e borghese che, quando Gianluca prima degli spettacoli corre nudo per il teatro e qualche signora per bene si scandalizza, lui, Pippo, pensa che queste signore non dovrebbero scandalizzarsi, perché Gianluca nel correre nudo è vero, e ciò che è vero è autentico, e ciò che è autentico è anche bello, quindi Gianluca che corre nudo è bello.

Per dirne un’altra sull’anticonformismo di Del Bono, il suo prossimo film l’ha girato tutto con la fotocamera del cellulare, roba da sperimentazione superpiù come il piedipiatti di Bud Spencer.

A parte queste note a margine, però, ad un certo punto dell’intervista, parlando della nostra società, Pippo ha detto che ormai c’è un solo stereotipato canone estetico generale al quale tutti si devono omologare, soprattutto in Italia, e poi ha aggiunto questa frase che mi ha fatto venire i brividi:

“Ieri camminavo per Modena e guardavo…tutti la stessa scarpa”

A sentire queste parole mi si è ghiacciato il sangue, non potevo crederci. Non capivo, ma le opzioni che mi si paravano davanti erano entrambe mostruose:

prima: Pippo Del Bono è in realtà uno di quei compagni bacchettoni che pretendono di fare la morale su tutto, perfino sulle scarpe che si comprano. Uno di quelli che, applicando al mondo le proprie categorie mentali vecchie, pensa, per esempio, che tutte le scarpe da ginnastica siano uguali e che questo sia segno dell’omologazione dei giorni nostri, mentre è solo segno del fatto che lui indossa degli “occhiali” inappropriati per capire la realtà che lo circonda, quindi è costretto ad appiattirla. Come dire? È come un bambino che cerca di mettere il triangolo nella formina quadrata e, invece che cambiare formina, deforma il triangolo;

seconda: Del Bono sta lanciando un messaggio, sta dicendo che a Modena è successo qualcosa di grave per cui tutti sono costretti ad andare in giro con le stesse scarpe.

Ebbene, siccome la prima ipotesi mi sembrava andasse a cozzare ampliamente con tutti i discorsi che aveva fatto prima e non potevo pensarla vera, gambe in spalla, sono andato direttamente a Modena per capirci qualcosa di più e lì ho scoperto la tragedia: i negozi di scarpe erano tutti esplosi un mese fa, quindi oggi tutte le persone indossano le scarpe passate dalla protezione civile.

Ecco ciò che sono riuscito a scoprire.

Il mese scorso, esattamente martedì 2 febbraio alle ore 15,37, Modena è esplosa, o meglio, i negozi di scarpe di Modena sono scoppiati, tutti nello stesso istante.

Testimoni oculari raccontano di una scena raccapricciante: busti di commessi di Bata e Foot Locker si trovavano, senza testa, ne braccia, ne gambe ad ogni angolo di strada; un magazziniere di Elefantino calzature per bambini è finito direttamente in casa della signora Colazzo, che l’ha trovato solo alla sera.

“Niente sono arrivata a casa”, mi ha raccontato la signora Colazzo, “sono arrivata a casa e ho visto che il tappeto persiano della sala, quello che mi aveva regalato la mia amica Luisa quando aveva fatto il suo viaggio in Iran, ormai un paio d’anni fa, quel tappeto lì era pieno di sangue, poi ho alzato gli occhi e ho visto quel povero ragazzo steso in mezzo al salotto, con un buco in pancia e la testa, staccata dal corpo, sopra un cuscino del divano, quello che mi aveva ricamato la mia povera mamma”.

Un altro ragazzo che sono riuscito a intervistare, Andrea Lorenzi, mi ha raccontato che quel martedì lui era al parco Pertini, quello in via della rimembranza, a far fare una passeggiata a Jerry, come Jerry Calà, lo Yorkshire della nuova compagna di suo padre, quando una gamba con uno stuvale nero gli è arrivata addosso e l’ha fatto cadere a terra, e poi, in meno di un minuto, si è trovato letteralmente sommerso da montagne di lacci di scarpe.

Pensavo di annegare, mi ha raccontato, sembrava di essere sommerso da una montagna di spaghetti multicolore, è stato un incubo.

Ma le loro storie non sono state le uniche, né le più tragiche.

Degli anziani presenti al parco Ferrari, infatti, non se ne è salvato nessuno, tutti mortalmente trafitti dai tacchi a spillo, partiti come proiettili, dalla vicina Bottega del tacco di Ferrari Fabrizio; così come dei clienti di Max Mara, fra i quali è sopravvissuto solo il signor Luigi Stella, che adesso, al solo sentire pronunciare il nome Clark, scarpa che stava provando durante l’accaduto, scoppia a piangere come un bambino.

Ebbene sì, tutto questo è stato, nonostante nessuno ne abbia parlato, o ne voglia parlare. Un mio informatore, mi ha anche dato la soffiata che sarebbe stato dato ordine a polizia e magistrati di non fare indagini di alcun tipo. Tutto sembra debba passare sotto il più completo silenzio, ma perché? Quali poteri occulti si oppongono a che fuoriesca la tragedia della città emiliana? Quali?

Allora io dico, ringraziando l’immenso Pippo Del Bono per la soffiata discreta ma chiara, rompiamo questo muro di silenzio e diffondiamo! Diffondiamo più che possiamo! Perché la grande esplosione dei negozi di scarpe di Modena non cada nell’oblio.

Alessandro Busi

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