Brainstorming Mirafiori

Ora che vanno spegnendosi i festeggiamenti di Cisl e Uil per la (mezza) vittoria di Marchionne e la “sinistra” PD tira un sospiro di sollievo per esser riuscita a mantenersi coerente con se stessa – prima Calearo ora Marchionne, il pantheon del partito si allarga – vorrei provare a mettere assieme qualche pezzo di quanto accaduto in questi giorni. Senza pretese di approfondite analisi, solo un personale brainstorming.

Marchionne non ha inventato molto di nuovo, da anni nel mondo globalizzato dove capitali e merci si spostano facilmente (e con essi i mezzi di produzione) ma la forza lavoro no, viene utilizzata l’arma della minaccia di portar altrove la produzione se non saranno accettate dai lavoratori le condizioni dell’azienda. Il meccanismo è vecchio, ma evidentemente una cosa è se ad attuare il ricatto è un’azienda poco nota, un altro se è la Fiat, ed è per questo che quanto accaduto a Mirafiori getta un ombra inquietante sul futuro delle relazioni tra lavoratori e imprese. Se l’industria più importante del paese, sotto i riflettori più d’ogni altra e al centro di chissà quali intrecci con la Casta può permettersi di dichiarare cosi apertamente il ricatto, che problemi dovrebbero farsi domani tutti gli imprenditori italiani grandi e piccoli a ricorrer allo stesso metodo?

Davanti a questo rischio i sindacati dovranno sforzarsi sempre di più di trovare una risposta forte in grado di riequilibrare le forze contrattuali, che le delocalizzazioni facili hanno sbilanciato fortemente in favore degli imprenditori.

Trovo però che la Fiom abbia il grande merito di aver fatto capire, al di la del giubilo pubblico di Marchionne e Governo dopo il referendum, necessari per mascherare la tensione da disfatta sfiorata (per appena il 4%), che il tentativo di impostare le future relazioni sindacali su queste basi sarà tutt’altro che facile e indolore, perché tutti i Marchionne d’Italia sembrano non aver fatto i conti con un dettaglio, che è un bel macigno sulla strada dei turbo capitalisti selvaggi come lui: la dignità alla quale non tutti i lavoratori sono disposti a rinunciare. Soprattutto quando è chiaro che dopo essersi arresi una volta, sarà difficile resistere la seconda e impossibile la terza e non sarà più possibile arrestare la “cinesizzazione” delle fabbriche italiane. Questo rischio gli operai Fiat sembrano averlo fiutato, poiché se già il risultato dei “no” a Pomigliano sorprese tutti, oggi a Mirafiori il mirabolante esito mostra che il ricatto non spaventa più come la prima volta. Va ricordato infatti che in vari reparti metalmeccanici, dove i sacrifici imposti dall’accordo saranno più duri, i no hanno stravinto e in generale, il voto tra gli operai si è concluso con un deciso pareggio.

36% a Pomigliano a giugno, 46% a Mirafiori in gennaio, Marchionne ne ha per non dormire tranquillo al prossimo appuntamento.

C’è anche un’altra questione che emerge dal dibattito di questi giorni, purtroppo passata in secondo piano: le condizioni di vita dei lavoratori che in cambio della propria forza lavoro si aspettano certo come prima cosa uno stipendio, ma anche la possibilità di organizzare la vita quotidiana in maniera dignitosa e sostenibile. E quindi orari decenti e programmati in anticipo, momenti di pausa sufficienti a non stramazzare, garanzie in caso di infortunio o malattia o in generale per qualsiasi impedimento che può sorgere nel corso della vita. Sono tutti elementi che insieme determinano le condizioni di vita della persona.

È ovvio che nel determinarle il salario ha una parte dominante, ma sarebbe assurdo pensare che il benessere dipenda esclusivamente dal reddito. Mi sembra una visione arcaica che vede l’uomo come un cavallo, a cui basta fieno e un po’ di riposo per lavorare di più, ma è esattamente quella fatta propria da personaggi chiave come Bonanni, che chiedono di votare si al referendum perché “il salario sarà più alto”, punto e basta. Che l’analisi di un sindacalista possa fermarsi a un metro da proprio naso è scoraggiante, ma quando questa coincide con quella di un imprenditore che in cambio di più soldi pensa di poter chieder qualunque sacrificio, fa gridar vendetta.

Le ultime righe per la Fiom e la sua capacità, sindacato operaio, di radunare attorno a se un movimento di realtà che con i metalmeccanici non parrebbero centrare un tubo. Le infinite dichiarazioni di sostegno in questi giorni confermano quella “alleanza” nata a Roma il 16 ottobre, dove a fianco del sindacato sfilarono gli studenti che si battono contro la pseudo riforma Gelmini, i terremotati dell’Aquila, il Popolo Viola, gli indipendentisti sardi, immigrati, pensionati, precari e decine di gruppi grandi e piccoli d’ogni forma e colore espressione della società civile, che non manifestavano per le rivendicazioni degli operai, ma per un modello di società contrario a quello che i Berlusconi e i Marchionne vogliono creare, di cui parole come lavoro, diritto, studio, dignità ne sono i fondamentali.

Perciò Giacomo Russo Spena può ben dire su Micromega che “Il referendum a Mirafiori non è solo una vertenza metalmeccanica, ma parla a tutti noi. Parla di difesa di dignità, di rispetto del lavoro, di diritti, di democrazia, di modello di società.”

l’opinione a 5 Stelle sui fatti**.

Chi è Alessandro Marmiroli (presentazione di Claudio Cavazzuti):

Alessandro Marmiroli, 23 anni, è consigliere di circoscrizione a Reggio Emilia per la Lista Civica 5 Stelle. Studente di Economia, è appassionato di storia contemporanea, storia locale e storia della Resistenza. E’ collaboratore della testa online reggio24ore.

Il suo blog http://alessandromarmiroli.wordpress.com/


**Nota dell’editore

Il Rasoio pubblica democraticamente opinioni provenienti da diverse parti politiche, allo scopo di favorire la discussione e il confronto civile. La redazione precisa che nessuno degli amministratori è iscritto ad alcun partito politico.


15 risposte a “Brainstorming Mirafiori

  1. ahhhhh ha pronunciato le parole “partito politicoo”!!! strega!! strega!! bruciamolo!! strega!! chiamate torquemada!!! strega!! eretico!!
    Fortuna che c’è gente che si prende l’impegno di portare gli accendini e la benzina per chi cerca di fare il medico della società(con o senza risultato) in questo medioevo in cui si venera la divintà internet e pronunciare “partito politico” è blasfemo e contro democratico per chi invece agisce in modo “completamente diverso” nel movimentismo di nuova generazione. C’erano anche dei signori che andavano con la bandiera e la croce a liberare gerusalemme dagli infedeli eppure tutti e due usavano le stesse spade di metallo e nessuno si faceva domande su questo..oggi per noi sono solo un branco di coglioni ignorati.(il commento non centra con il contenuto dell’articolo)

  2. Scusate vorrei chiedere ai sacerdoti come posso liberarmi dell’estigmate di essere iscritto a un partito politico, mi sento condannato: mi mandano delle lettere in cui mi informano degli eventi, mi chiedono di firmare petizioni, io non riesco più a vivere così… vorrei sapere come si fa ad iscriversi al non-partito della non-politica e a prendere parte alle loro non-iniziative nel paese di nowhereland..(spero non mi chiedano i diritti d’autore per l’ultima parola). Magari se capita vorrei prendere parte alle Non-manifestazioni, ben diverse dalle manifestazioni dei partiti che si ritrovano in piazza usando delle bandiere rosse/variopinte antiquate e fuori moda, in questi anni va molto il viola e il beige lo dice un autorevole politologo new age: Giorgio Armani.
    Ci sono dei coglioni che come nemico si sono scelti Berlusconi, altri che hanno fatto le cose più in grande si sono scelti come nemico “la politica”.

    • Caro Alessandro,
      non avertene a male, ma della Redazione, cioè degli amministratori, nessuno è iscritto ad alcun partito politico. Se fra i collaboratori, come te o Alessandro Marmiroli, ci sono iscritti a partiti o a movimenti politici, naturalmente nessuno ha niente in contrario, anzi non può che essere una ricchezza.

      Il Rasoio, preciso, vuole essere una piattaforma di discussione che non ha idee precostituite ma che intende formarsele proprio attraverso la discussione che promuove. Ciò non significa che chi ha idee precostituite non possa averle o esprimerle o modificarle.

      E’ importante, però, far capire a chi ci legge che la redazione mette l’accento sulle idee e non sull’appartenenza ad una parte politica.
      Di conseguenza tutte le idee espresse dalla redazione (gli amministratori) sono scevre da qualsiasi tornaconto elettorale, nel senso che nessuno degli amministratori ci guadagna ad esprimersi e a discutere. Nessuno degli amministratori fa campagna elettorale.
      Abbiamo però dimostrato, pubblicando i testi di alcuni iscritti ai partiti, di non essere contro nessun partito e nessun iscritto. Anzi, pubblicando te, Federica di Padova, Alessandro Marmiroli, etc. vogliamo valorizzare il vostro contributo ideale e concreto alla società.
      Perciò ti chiedo, in qualità di collaboratore, di moderare i toni, forse derivati da una scarsa conoscenza degli amministratori del blog, e di riconoscere quanto il Rasoio fa per valorizzare la politica e l’impegno sociale dei singoli collaboratori.
      A presto
      Claudio Cavazzuti

  3. Ammetto che ciò che ho scritto l’ho scritto più per cinismo che per acuta riflessione, anche se in realtà(visto che non sono un completo qualunquista) una riflessione la trovo coerente:
    Per quale ragione ritenete necessario precisare che non siete aderenti a un partito se ciò che fate non va oltre l’esporre idee? se queste idee fossero valide e qualcuno se ne riconoscesse quale crimine vedreste voi nel portare voti a un partito politico? O piuttosto come io penso il ruolo di super-partes è una scelta comodamente adoperata per apparire nella posizione onniscente di giornalita eticamente corretto e per schivarsi gli insulti provenienti dal tifo ignorante?(in caso contrario perchè precisare una risposta a una domanda che nessuno si era posto) cosa che ha tentato di fare anche il “Movimento di cui sopra”, inventandosi centinaia di scappatoie per apparire “diverso”, perchè evidentemente aveva bisogno di autodichiararsi come tale, per evitare equivoci nell’opinione pubblica.
    A me non hanno mai spaventato l’ironia le urla e gli insulti, mi spaventano molto di più le sottigliezze psicologiche, il perbenismo etico e l’elitarismo intellettuale che ha paura a mettere i piedi dove il popolo si ammazza col forcone ritenendo più giusto evidenzare a se stessi quanto siano barbare e primitive queste pratiche.
    “E’ importante, però, far capire a chi ci legge che la redazione mette l’accento sulle idee e non sull’appartenenza ad una parte politica”: come se l’appartenenza a una parte politica non dipendesse dalle idee…

    Riguardo ai toni, mi scuso se qualcuno li ha ritenuti offensivi, la prossima volta sarò più amichevole e gentile domanderò “per favore”, busserò alla porta chiedendo “permesso” e passeggerò in strada senza fare rumore come hanno fatto quattro aristocratici a parigi in francia il 15 luglio 1789 mentre il popolo bruciava la bastiglia.

    (ciò che ho scritto venga preso come metro di pensiero non come affronto alla redazione che tenta di fare il suo mestiere)

    Se in ogni caso ritenete necessaria una censura a questo vi sfido: sapete meglio di me che censurandomi averte perso la partita.

  4. Caro Alessandro, parto dalla fine. Noi non abbiamo mai censurato nessuno perché ci piace confrontarci con tutti. Con gli “aristocratici”, di cui è pieno il paese come con il popolo che urla, quindi di certo non ci esimeremo da rispondere anche a te. Però ricordati che le parole hanno un peso, non si possono usare come biglie giustificandosi dietro alle provocazioni, al cinismo o alla libertà di espressione.
    Tu alla fine del tuo secondo intervento ci hai definiti coglioni, ed io e quelli della redazione prima di definire coglione qualcuno ci informiamo accuratamente sulle azioni della persona in questione.
    Un conto sono i toni, e se ti guardi per bene il blog (cosa che forse non hai fatto e che ti invito a fare) troverai discussioni molto accese e toni molto aspri. Un altro conto è l’educazione, ma quella non te la devo insegnare io, avrebbe dovuto pensarci qualcun altro.
    Detto ciò l’utilità di spiegare che nessuno della redazione ha tessere sta nel fatto che questa condizione è una garanzia in più per chi ci legge che le nostre decisioni e anche la nostra linea editoriale siano libere da condizionamenti politici esterni. Se le idee che divulghiamo aumentano la partecipazione politica e accrescono le file dei partiti siamo solo contenti, solo non è una nostra prerogativa spostare voti o accrescere alcuni partiti piuttosto che altri. Dopodiché nel momento nel quale si parla di politica si fa anche politica e si fa anche opinione, questo non abbiamo difficoltà a riconoscerlo né ce ne vergogniamo, questa è una nostra prerogativa che si intreccia con la volontà di dare uno spazio di espressione a chi non c’è l’ha (anche su tematiche di tipo narrativo e artistico, nella quale rientra la tua collaborazione).
    Il giornalismo parte dai fatti per poi arrivare alle opinioni e questo lo sappiamo.
    Inoltre chiediti se nell’Italia in cui viviamo abbia senso essere fieri di avere un’indipendenza che ti consente di parlare liberamente senza condizionamenti di nessun tipo. A me sembra di vivere in un paese in cui i giornali, le televisioni, i partiti politici in generale, non siano sufficientemente autonomi nelle loro prerogative, ma siano piuttosto troppo condizionati da un sistema di pensiero che oggi si chiama b connivenza, o subalternità culturale, o personalismo, o clientelismo. E quindi scrivere in un blog che non è difeso da nessun partito o potere forte o fondare un movimento come quello a 5 stelle che semplicemente rivendica questa estraneità al sistema trasversale della corruzione e del privilegio non mi sembra mettersi sul piedistallo, voler essere un’elitè spocchiosa e onnisciente, o rivendicare un’alterità in modo pretestuoso. Significa affermare i valori della legalità, della trasparenza e dell’autonomia e perseguirli, non come fanno in tanti che declamano e poi fanno il contrario di ciò che dicono. Questi valori a cui mi richiamo nell’Italia di oggi, correggimi se sbaglio, sono combattuti e osteggiati soprattutto a destra, ma purtroppo tristemente anche a sinistra (se leggi qualsiasi mio articolo di natura politica lo scritto chiaramente).
    Scrivi inoltre “come se l’appartenenza a una parte politica non dipendesse dalle idee”; ma se l’appartenenza ad un partito dipendesse dalle idee che bisogno ci sarebbe di fondare giornali indipendenti o di allontanarsi dalla politica o decidere di buttarsi nell’associazionismo per sfuggire a dibattiti inesistenti o sterili? Ma dove vivi Alessandro? Se la sinistra (o anche la destra) avesse delle idee e fosse capace di sceglierne alcune e di applicarle non perderebbe sempre contro il nulla politico dell’altro schieramento e questo paese non sarebbe immobile, cambierebbe e crescerebbe in qualche modo. Mi sembri piuttosto idealista, noi cerchiamo invece di partire dalla realtà e calare l’ideale nel reale (anche se non amo Manzoni, anzi).
    Ed infine ritengo inaccettabile l’ironia da quattro soldi a cui ricorri paragonandoci agli aristocratici a cui tagliarono la testa negli anni del Terrore. Semplicemente perché noi non contiamo un cazzo, non abbiamo nessun potere politico, economico o di qualsiasi tipo, se non il potere che ci deriva dalle nostre idee e dalle nostre competenze scolastiche o professionali.
    Adesso che ti ho risposto alzando un po’ i toni senza scadere nella maleducazione spero di averti tranquillizzato sul fatto che non abbiamo problemi di politicaly correct o balle di questo genere, e sul fatto che siamo lontani da pruriti giustizialisti in stile Savonarola. Ti invito a verificarlo nei fatti comunque.
    Siccome poi richiamavi il tuo impegno politico e partitico con tanta enfasi ti chiedo gentilmente di indicarmi quale sia questa associazione politica alla quale aderisci con tale entusiasmo, perché se riesce veramente a trasmettere tutto quello che descrivi ho trovato la risoluzione ai miei problemi di natura politica.

  5. Caro Alessandro, il mio compito professionale nella vita e di impegno gratuito interno al blog non è certo “portare voti” ad un partito o ad un movimento politico.
    Piuttosto che “portare voti”, che richiama una logica clientalare che rigetto in toto, preferisco portare idee. Se qualche amministratore un giorno dicesse “Voi del Rasoio avete buone idee, vi va di collaborare a questo specifico progetto?”, allora potremmo anche valutare l’offerta. Ma dato che non ci è pervenuta nessuna di queste richieste, -forse per lo scarso valore delle nostre idee?- rimaniamo autonomi e completamente disinteressati alle logiche elettorali e di partito.
    A noi interessa la società, gli individui, ciò che possono produrre di buono e cosa possono lasciare alla storia; cosa sognano, che successi e che fallimenti incontrano nella vita, come il loro pensiero si evolve nel tempo e come immaginano il loro futuro e il futuro dei loro figli. Ci interessa unire persone che per studio o lavoro sono costrette ad allontanarsi da Modena. Ci interessa colmare un spazio fisico grazie a questo fantastico mezzo che il Web.
    Noi del Rasoio non siamo “super-partes” ma siamo piuttosto “infra-partes”, in mezzo alla bolgia, come tutti quelli che economicamente non si possono permettere di fare grandi scalate sociali in breve tempo. Paghiamo tasse, mutui, perdiamo lavori, conquistiamo incarichi lavorativi, ci raffrontiamo quotidianamente con il mondo della scuola, dell’università e con il mercato del lavoro. Ciascuno di noi amministratori ha un metodo diverso di affrontare tutto ciò. Io personalmente sono marxista, non l’ho mai nascosto nei miei articoli.

    Perché la Sicilia è femmina. Sull’amore e l’odio per una terra.

    Enrico lo scrisse molto tempo fa in un articolo dal titolo “Quel giovane nella torre d’avorio”. Era una reazione a quel “super-partes” che tu Alessandro, molto ingiustamente ci attribuisci.

    Quel Giovane nella Torre D’Avorio

    Basta vedere la nostra rubrica “RES PUBLICA”: è quella con il maggiore numero di articoli, ben 128 (un articolo ogni 4-5 giorni). Questo per dirti che il nostro impegno e le nostre idee sono esplicite ed espresse.

    Per quanto concerne le critiche al movimento a 5 stelle non sta a noi rispondere. Se vorrà, lo farà chi appartiene a quel movimento.

    Infine, la censura. Nessuno ti ha censurato, Alessandro: anzi, mi pare che il Rasoio abbia promosso in diverse occasioni i tuoi scritti, né i tuoi disinformati commenti. Sul Rasoio si possono anche scrivere cose non vere, perché comunque le persone hanno modo con un semplice click, di verificare la veridicità o meno delle tue critiche.
    Hai concluso dicendo “Se in ogni caso ritenete necessaria una censura a questo vi sfido: sapete meglio di me che censurandomi averte perso la partita.”

    Ne devo dedurre che abbiamo vinto?

    Poco mi importa di aver vinto o perso un confronto senza sostanza. Mi interesserebbe piuttosto che tu rispondessi (anche per rispetto nei suoi confronti) ad Alessandro Marmiroli NEL MERITO delle questioni che lui pone. Anche perché finora ha dimostrato più lui che è del movimento a 5 stelle che tu, che non si sa ancora di chi fai le veci e che non hai espresso alcun argomento di sostanza nei tuoi commenti, di avere un’idea precisa su un argomento focale della vita politica nazionale e internazionale: il mercato del lavoro.

    p.s.”come se l’appartenenza a una parte politica non dipendesse dalle idee…”. Penso che la scarsa coincidenza tra idee/programmi e atti degli amministratori locali e dei politici a livello nazionale risponda già ampiamente a questa tua provocazione. Penso che i lettori del Rasoio sappiano giudicare da sé.

    Ti ringrazio comunque, Alessandro, per le questioni che hai posto. Spero che le risposte mia e di Enrico abbiano soddisfatto la tua curiosità e quella altrui.

  6. Punto primo: “Tu alla fine del tuo secondo intervento ci hai definiti coglioni”
    Quindi tu hai scelto come nemica la politica? visto che ti senti identificato in quella cerchia..perchè quelle che tu citi non sono parole mie,piuttosto una tua interpretazione.

    Io in tutto ciò che ho scritto mi sono ben guardato dal dare un soggetto alle mie definizioni,( a parte il caso del Movimento e la mia ultima frase sulla censura ovviamente indirizzata a un soggetto preciso)
    Credo che in buona parte abbiate deciso di riempire il vuoto da me lasciato.

    Le parole avranno pure un peso, ma questo peso spetta anche definirlo all’intelligenza di chi legge, perchè se questo non fosse vero io con 10 parole potrei cambiare completamente l’opinione che qualcuno ha di me eppure rimarrei la stessa esatta persona di prima.

    A una domanda non avete risposto: Quale utilità trovate (editori) nello specificare che non siete di un partito politico?
    e non tornatemi a rispondere che volete focalizzarvi sulle idee, perchè anche io che appartengo a un partito politico mi focalizzo sulle idee visto che la mia bandiera e la faccia del segretario mi fanno cagare!
    In parte Monaco ha scoperto la sua idea.
    E’ meglio l’indipendenza per dare valore alle proprie idee o usare le proprie idee per risultare validi e indipendenti anche all’interno di un sistema infangante? magari salvando anche tante altre persone valide che ne erano rimaste schiacciate?
    Perchè fra poco per essere piu indipendenti ci segheremo a metà siccome neanche l’indipendenza di uno non ci basta; forse è il caso di prendere i sassi accumulati nelle macerie in rovina e cominciare a farci qualcosa piuttosto che cercarne dei nuovi, perche c’è tanta povera gente che non può fare altro che sperare che questo accada ed è talmente oppressa dalla vita che non gli si può chiedere di ricominciare da zero di rifarsi un’ideale di cercare nuove strade, sono tanti anni che dei vecchietti vanno e firmano per un vecchio partito di cui magari faticano a riconoscere il nome, io non mi sento di disilluderli nuovamente, piuttosto sudo una camicia in più non perchè io creda cecamente nelle idee del partito, non perchè io creda che le soluzioni proposte siano le migliori, ma perchè credo che questa gente abbia bisogno di credere in qualcosa e non possano essere abbandonati a se stessi nalla strada rapida del progressismo politico associazionistico e movimentistico.
    Io sono favorevole a moltissime idee proposte dal Movimento a 5 stelle che ora non starò ad elencare, ciò che però non condivido è il modo con cui queste persone si lavano le mani dal passato dello stato, qualunque figlio vorrebbe liberarsi dai genitori per crescere ma resta vero il fatto che senza di loro non avrebbe avuto un tetto e un piatto in cui mangiare; Forse bisognerebbe riconsiderare la via del compromesso: non governerà mai il miglior governo possibile, io mi accontenterei di avere gente decentemente onesta e sinceramente interessata a fare del bene e ad accettare idee, se non altro poter coltivare su un terreno fertile e questo mi sento di averlo trovato. Un partito è un terreno, non aspettatevi di trovarne uno già fiorito.

    Abbandono a questo punto le provocazioni siccome mi accorgo che arrecano evidentemente offesa.

  7. “Quale utilità trovate (editori) nello specificare che non siete di un partito politico?”

    Rispondo io. Il Rasoio è una piazza, una condivisione, uno spazio fisico dove la distanza si azzera. Scriviamo pensieri, poesie e racconti perché possano restare nel tempo, perché possano generare uno scambio di menti.
    Noi parliamo di gente, di questioni sociali, raccontiamo (anche con il tuo contributo) l’Essere Umano e su questo ci confrontiamo e spesso riusciamo a porre e ad abbracciare dei dubbi critici che sono unica molla del divenire.
    La redazione del Rasoio non ha pregiudizi politici (la famosa “utilità” termine infelice in questo contesto) e garantisce la libertà di espressione, stampa, pensiero a chiunque voglia fermarsi nella nostra piazza per conversare e, perché no, insegnarci/imparare qualcosa di nuovo.

  8. La redazione precisa che nessuno degli amministratori è iscritto ad alcun partito politico.

    vista la risposta che mi hai dato si sarebbe potuto scrivere:

    La redazione precisa che nessuno degli amministratori ha pregiudizi politici e sociali.

    Ma sono due cose molto diverse, se fossero sinonimi allora

    è iscritto ad alcun partito politico
    =
    ha pregiudizi politici e sociali

  9. Onestamente, se tutti gli appartenenti ad un partito politico sapessero accettare o rifiutare la validità di un’argomentazione solo sulla base della stessa e non sulla base di idee pre-concette allora avremmo un quadro politico infinitamente migliore.
    Visto che non sempre è cosi e noi invece difendiamo la validità dell’argomento in sè, mi sembra doveroso affermare la nostra estraneità alla tesserazione.
    Questo fa si che le mie idee politiche, le tue idee politiche, le idee politiche della redazione e di chiunque voglia partecipare siano libere di espressione e di pubblicazione, ma soprattutto siano sullo stesso piano.

    Io davvero non trovo lo scandalo in tutto questo, anzi.. trovo respiro e ottimismo. Trovo condivisione, accettazione, discussione, crescita, innovazione.

  10. ahh è qui che vi volevo:Continuate a dire che non avete pregiudizi, che per voi ogni individuo è libero di esprimere il proprio pensiero però quando questo è iscritto a un partito la prima cosa che vi viene da pensare è che questo sia una mente colma di “idee pre-concette” e quindi mettete le mani avanti, ma non è questa stessa che tu affermi “un’idea pre-concetta” visto che magari la realtà di un partito tu la conosci solo da ciò che vedi in televisione e dal marciume che aleggia quando in realtà ciò che è contenuto in un partito è una realtà vastissima che va dal fare le tigelle agli stand al costruire progetti a riunioni a iniziative ecc , e se tu ne facessi parte magari ti renderesti conto che le idee pre-concette che tu percepisci come tali spesso sono ben argomentate e non lanciate alla c.d.c. ma sai, le argomentazione nel volo delle idee sono le prime a restare indietro è quello che arriva è sempre lo slogan..però la curiosità di capire cosa c’è dietro mi sembra un atto di maturità.
    Poi sono convinto che nelle realtà piccole e locali sia più facile schivare gli insulti restando puri agli occhi del mondo, ma si conta poi poco e si hanno molte meno possibilità di agire..

  11. AHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA un treno!!!!!!!
    L’unico che qui dentro ha idee politiche pre-concette CHE INTACCANO la credibilità dei proprio commenti credo sia tu che stai criticando un’argomentazione e allo stesso modo l’argomentazione contraria.
    Buona Vita dolcezza 🙂

  12. Ooooh!! finalmente un commento con un minimo di spontaneità. A questo punto mi do finalmente per vinto, cristo santo ho fatto due commenti idioti volutamente leggeri e provocatori, tutti mi avete preso per attentatore, si è sviluppato un discorso fazioso in cui nessuno avrebbe cambiato idea( di cui sono il primo colpevole ammetto). Ciò che ho imparato da questa discussione è che un cretino qualunque come me può sviare l’attenzione da un’articolo che a quanto pare nessuno ha commentato siccome questo dibattito del nulla era molto più interessante…(mi scuso con l’autore dell’articolo)
    Se devo dire la verità non sono molto soddisfatto del mio partito, e poco mi cambierebbe aiutare loro piuttosto che il movimento, piuttosto che l’armata brancaleone, ovunque troverò coglioni e geni mescolati.
    Il fatto è che queste dicussioni accendono l’animo patriottico e mi convincerebbero a morire adorando una patata se qualcuno dicesse che è meglio il sedano.
    Sono debole di spirito lo ammetto

  13. Ciao Alessandro, mi sembra che tu stia cercando di rendere sempre più sottile e psicologico il confronto. Io non ho problemi posso andare avanti quanto vuoi e anche scadere nella metafisica, ma più si procede su questo binario e più mi sembra di fare le seghe ai grilli. L’argomento dell’articolo è stato completamente snobbato e l’amore per la concretezza vorrebbe un commento nel merito dell’articolo (io ho già scritto 2 articoli sulla questione Fiat e non voglio ammorbare più nessuno).
    Comunque per quanto riguarda la politica tu continui a parlare a persone che non conosci basandoti su delle tue personali interpretazioni. Non ci puoi dire che i partiti sono lo schifo della politica istituzionale e anche lo stand gastronomico della festa dell’Unità rivolgendoti a noi come se fossimo degli alieni. Certo che la politica è anche fatta dai militanti che stanno sul territorio e si confrontano direttamente e senza mediazioni con i problemi reali. Anche io sono stato in un partito, ho partecipato a queste scelte e anche altri del blog conoscono queste realtà. E comunque credo che all’interno del partito e dei militanti che tu descrivi ci siano una miriade di preconcetti, da quelli post-ideologici, a quelli identitari e la lista è lunga. Perché le giovanili di partito hanno un’influenza ridicola sulla vita della città? Perché l’associazionismo che era un fiore all’occhiello di Modena è stato ridotto ad un impegno di valore, ma non riconosciuto di fatto dai cittadini modenesi? Altrimenti vi si impegnerebbero direttamente e non avrebbero vergogna nel diffonderne le battaglie? Perché la vecchia Festa dell’Unità è diventata sempre di più una festa di partito asfittica e neanche più tanto interessante (negli anni 70 ci suonavano gli Acdc gratis) e la gente ci va perché non sa dove altro andare? Perché le decisioni che contano e le idee che le spingono non vengono mai dal basso (ti sfido a dimostrarmi il contrario)?
    Tu difendi una realtà che a livello ideale mi trova in pieno accordo, ma che a livello reale è qualcosa che è stato svuotato del suo significato e delle sue prerogative. I vecchi partiti sono morenti perché non svolgono più la loro funzione di creazione di una cultura politica viva, e di una cultura in generale. Sono morenti perché non dialogano più in modo autonomo con le altre parti sociali e con i cittadini.
    Oggi i partiti sono comitati di potere nei quali chi conta decide e i militanti eseguono e se hanno delle buone idee vengono tenuti buoni, ma mai mandati avanti o ringraziati per ciò che pensano al di fuori di schemi che sono diventati ridicoli.
    Non parlare come se dovessi dare una lezione a qualcuno, noi non lo facciamo (dimostrami il contrario). Io queste cose le studio all’Università e le verifico nella realtà parlando con uomini e donne in carne ed ossa. Poi naturalmente posso sbagliarmi su come interpreto le azioni e i valori di questi soggetti, ma i fatti sono fatti e se guardi la situazione politica non ci vogliono analisi trascendentali per capire che la crisi è profonda.
    Quindi spiegami se hai voglia che cosa stai difendendo.

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