Privatizziamo gli asili? E dopo gli asili…

Il tema della privatizzazione dei servizi essenziali è caldo, caldissimo in questo periodo. I comuni, impantanati nel Patto di Stabilità Interno, decidono di esternalizzare anche i servizi più essenziali come quelli relativi all’educazione primaria. In sostanza il Patto di Stabilità Interno non consente di spendere quanto si è introitati, perciò gli enti locali non possono indebitarsi come in passato; inoltre il turnover (reintegro dei posti degli insegnanti cessanti attività) è fissato al 20%. Ogni cinque insegnanti che lasciano il posto, in sostanza, il comune potrebbe reintegrarne soltanto uno.

Una delle possibili soluzioni secondo Adriana Querzè è esternalizzare il servizio. Come? Costituendo una fondazione guidata da un CdA misto genitori più membri del Comune che appalterebbe il servizio a privati i quali dovrebbero poi seguire le linee guide dettate dalla fondazione stessa per quanto concerne orari, didattica, organizzazione interna.

Siamo sicuri che sia questa l’unica soluzione? I genitori non sono tutti d’accordo con l’assessore. E allora provano la strada, la prima e più democratica: si organizzano in un comitato “Giù le mani dagli asili” e propongono una petizione che potete trovare qui.

http://www.petizioni24.com/giulemanidagliasili

Qualcuno ha il sospetto che la manovra del comune sia una strategia per risparmiare su una voce di bilancio, come si sta tentando di fare per altre voci di primaria importanza. L’assessore risponde che è tutta colpa del Patto di Stabilità Interna. Forse è l’una e l’altra cosa.

C’è odore di privatizzazione anche per altri servizi. In questi giorni, infatti, già si parla anche dei musei civici. Le privatizzazioni, potrebbero quindi partire dai settori considerati meno economicamente “redditizi”, scuola e cultura. Ma il Comune, che a Modena è un ente abbastanza sovrapponibile al Partito Democratico, ci guadagna o ci perde dalle privatizzazioni? Il patto di stabilità è come dice Pighi alla Gazzetta “ottuso” o c’è qualcosa per cui questo patto non è poi così poco appetibile per il partito, o se preferite per il Comune?

Facciamo l’esempio degli asili. Adesso gli insegnanti d’asilo entrano di ruolo da graduatoria e sono quindi selezionati. Percepiscono circa 1200 euro netti al mese. Il servizio è buono, c’è la compresenza di addirittura due insegnanti per quattro ore al giorno. Il numero di bambini per classe è tutto sommato gestibile. Il costo per una famiglia che manda un bambino all’asilo comunale è circa 160-180 euro al mese (varia in base al reddito).

Facciamo invece il caso che una fondazione mista Comune + rappresentanti dei genitori (in che quota gli uni e gli altri membri nel cda? non è specificato) appalti il servizio ad un privato. Ipotizziamo che lo vinca una cooperativa. Questa cooperativa come impresa, può finanziare il partito grazie alle leggi sul finanziamento privato al partito (legge 195/1974). La fondazione suddetta, quindi, avrà quindi in pugno quell’impresa, o comunque sarà certamente più “morbida” con le cooperative che legittimamente potranno “ungere” il piatto. E per ungere senza andare in perdita dovranno gioco-forza o far lievitare i costi o abbassare la qualità del servizio, magari abbassando i salari (salario medio di un insegnante di scuola privata è inferiore mediamente del 25%, quindi 900 euro mensili).

Il Comitato vigila, vedremo gli sviluppi

21 risposte a “Privatizziamo gli asili? E dopo gli asili…

  1. Bisogna fare una battaglia per modificare il patto di stabilità e per riportare le risorse tagliate nei comuni e sui territori. Se un assessore del Pd dice che la soluzione è esternalizzare i servizi primari a che pro il Partito Democratico fa le campagne in difesa del Bene Comune? Non può un partito di sinistra negoziare sui servizi essenziali, altrimenti vuol dire che è subalterno al liberismo come effettivamente sembrano i parlamentari detti “full Monti” che vorrebbero candidarlo come premier, per non lasciarlo alla destra. E se i soldi non arrivano? Ci si incatena tutti a Roma e si sta dalla parte dei genitori. E se anche quella lotta dovesse fallire allora bisognerebbe tagliare altre spese, ma non i servizi essenziali. Certo, per vincere questa battaglia ci vuole più spregiudicatezza, magari acquisire un piglio più rivoluzionario. La destra nel tagliare la scuola, l’università, le risorse agli enti locali non ha avuto problemi ad usare un approccio aggressivo e spregiudicato. Se dall’altra parte l’opposizione è quella delle belle parole alla “il principale esponente dello schieramento avverso” cosa si spera di ottenere? Mi piacerebbe sentire sull’argomento gli esponenti del Pd cosa ne pensano. Soprattutto i giovani dirigenti, che sono scesi in piazza per difendere l’università e la scuola superiore. Cosa ne pensate? Siete disposti in futuro a mandare i vostri figli in scuole pubbliche di bassa qualità e troppo costose? Siete disposti ad accettare contratti da precari in un panorama di esternalizzazione estrema, dove il dirigente comanda e guadagna bene e il dipendente è economicamente schiavo?

    • Sai una cosa, Enrico?
      Più passa il tempo, e meno mi sento rappresentato dai partiti.
      Non mi sento rappresentato da chi privatizza. Se io fossi costretto a privatizzare, mi dimetterei da ogni incarico pubblico. E mi augurerei che tutti gli esponenti di un partito di sinistra si dimettessero. Come fai a privatizzare l’educazione, la scuola, i musei o l’università?
      Storicamente la sinistra si è sempre detta contraria alle privatizzazioni, ma come abbiamo scritto in un recente articolo (
      https://ilrasoio.wordpress.com/2012/02/13/il-governo-freddo-di-monti-con-lui-o-contro-di-lui/) ormai le sinistre europee si sono appiattite al modello “new labour” in cui si privatizza tutto.
      Non a caso l’unico leader “di sinistra” che è riuscito a proporre il PD negli ultimi 20 anni era Romano Prodi che di sinistro aveva ben poco, a parte l’essere stato a capo dell’IRI che altro non era che l’ente preposto a privatizzare industrie, autostrade, linee telefoniche, banche e chi più ne ha più ne metta.

      Capisco perché tra astenuti e indecisi i sondaggi dicono che la quota oggi è al 51% (35% circa di astenuti, e 16 di indecisi, stando a LA7). Credo che a pensarla come me o te siano in tanti, enrico. Tanti che non si sentono rappresentati da una sinistra manageriale e affarista.

      Niente da fare…ci daranno degli extra.-parlamentari! 😉
      o degli anarco-insurrezionalisti…

  2. Ciao Enrico, scriverò sicuramente qualcosa di molto parziale vista la complessità dell’argomento, ma ci provo…
    1)Non mi è molto chiaro il passaggio dell’articolo in cui la fondazione gestisce un appalto, lo vince una cooperativa e questa finanzia il partito…..????

    2)Proseguo…proviamo a fare un bel discorso ideologico/politico, una volta tanto. Se dovesse dipendere solo dalla mia concezione del servizio pubblico, senza dunque considerare i vincoli di bilancio, la mia risposta sarebbe “tutto pubblico”….

    3) Ri-proseguo. Da sempre le amministrazioni NOSTRE hanno avuto un dilemma: visto che i soldi pubblici non contano, come facciamo a rispondere alla domanda visto che TUTTI i bambini e le famiglie hanno il diritto di accedere ai servizi per l’infanzia? Si può discutere di fondazione, di altre forme organizzative e anche di quali siano di diritti dei lavoratori e dei cittadini (o clienti secondo altri), ma per me la bussola deve essere sempre rivolta all’obiettivo della risposta, se possibile al 100%.

    4) Se vuoi organizzare un dibattito pubblico io ci sono. Le nuove tecnologie sono belle, però anche dal vivo se ne può parlare… Tra l’altro io (indegnamente forse) ho avuto il piacere di venire ad una tua iniziativa live. Concludo dicendo che sul tema scuola Giulia (a cui hai chiesto un commento su facebook) è più esperta di me.

    • Riguardo alla osservazione al tuo punto 1) di Giulio, che ringrazio per l’intervento. Ci tengo a dire che qui non si è accusato nessuno. Coda di paglia? Io mi sono limitato ad una ipotesi possibilissima dati gli estremi di legge per quanto concerne il finanziamento privato ai partiti.

      La Legge 659/1981 dice che non c’è un limite massimo all’importo che una persona fisica o giuridica (un’impresa) può versare nelle casse di un partito o di un singolo candidato.

      Il DL Per versamenti oltre i 6.613,99 euro occorre che venga depositata una dichiarazione congiunta alla Presidenza della Camera dei Deputati. Sotto quella somma non occorre dichiararlo, se non nei libri contabili.

      All’art. 7, comma 3 della Legge 515/93 si specificano i termini per il finanziamento al singolo candidato.

      Fino a 103.291,38 euro, inoltre, il finanziamento è pure deducibile dalle tasse per il 19%. Ovviamente i partiti hanno legiferato affinché il finanziamento privato ai partiti stessi o ai singoli candidati fosse agevolato, anzi “premiato” dalla legge con detrazioni fiscali. Non si capisce perché, dato che i partiti già ricevono il rimborso elettorale, in base ai voti presi.

      Sembra che la reazione dei membri del Pd appena si cita la parola “cooperativa” è sostanzialmente la stessa, sia che ad intervenire sia un consigliere comunale sia il segretario in persona.
      Illuminante, a questo proposito, il dialogo tra Marco Travaglio e Pierluigi Bersani a Servizio Pubblico di questa settimana. La faccia di Bersani è molto poco serena, quando viene fatto il nome della CMC di Ravenna.

      Te lo linko…

      consiglio anche a tutti i consiglieri e tesserati del Pd di leggere i commenti pubblici a questi due video. Così potete avere il polso di cosa pensa il paese.

  3. io un sistema “solo pubblico” non lo vorrei. a dire il vero non vorrei un sistema “solo” e basta. anche perchè, in teoria un “sistema” è un insieme di parti che funzionano insieme.
    ma lasciamo stare la teoria, che serve fino lì, soprattutto di questi tempi.
    il dato è che circolano meno soldi, rispetto al passato. e questo interessa tutto e tutti: il mercato, lo stato e gli enti locali.
    il “pubblico”, soprattutto per quanto riguarda gli impegni di spesa, è, per definzione (e in questi tempi sempre di più), vincolato da un sistema normativo-burocratico “di garanzie” talmente articolato nella sua rigidità, che, se lo sapesse, un cittadino resterebbe a bocca aperta e senza parole. e tanti discorsi che si fanno al bar andrebbero a perdere di senso.
    non perchè non abbia senso occuparsi di valori, ma perchè non si può fare i conti senza l’oste. e l’oste è il sistema politico-amministrativo (reale e materiale), centrale e periferico, che abbiamo in eredità dai nostri genitori. è qualcosa che va al di là degli orientamenti partitici (che sono in ogni caso frutto della cultura dominante contestuale).
    l'”esternalizzazione” (che non è sinonimo di “privatizzazione”) è un processo di delega e consiste nel matenere la competenza, e quindi la titolarità e la responsabilità, su qualcosa ed incaricare un soggetto altro, avente caratteristiche idonee, a svolgere funzioni di supporto, operative e/o consultive.
    è come dire che io ho 80 anni e l’artrosi all’anca e non riesco più a muovermi e chiedo a qualcuno che ha 20 anni e le gambe sane di andare a comprarmi 3 casse d’acqua e di portarmele dentro casa. e quando torna, oltre a rimborsargli il costo dell’acqua, gli riconoscerò un compenso per il servizio svolto, in assenza del quale io resterei con la sete (se vogliamo parlare di “servizi essenziali”).
    se desideriamo quindi lavorare per lo sviluppo del capitale sociale, invece di contestare quelli che sono dei dati di fatto, sull’onda di un giudizio di valore pregresso (dicesi pregiudizio), forse è il caso di informarsi e confrontarsi in modo effettivo sulla realtà dei fatti, con tutto che si fa fatica, perchè serve quell’umilità che (a mio avviso) manca ai nostri genitori.
    e a partire da questo, lavorare in rete (scusatemi, sono un tecnico e lo ripeterò fino allo sfinimento, vostro e/o mio, al di là di qualunque tipo di logica politica) per costruire ed affermare un sistema che vigili e garantisca sulla trasparenza, l’efficienza e la partecipazione democratica di questi nuovi processi di interrelazione tra PA e società civile.
    ma si fa molta meno fatica a puntare il dito contro qualcuno, fare rumore e tornare sul divano a guardare la tele.

    segnalo a questo proposito, a titolo di esempio (ma anche di sfogo), lo slogan attualmente affisso sul palazzo della CGIL di Modena:
    LORO EVADONO E (con un colore diverso) TU PAGHI ANCHE LE LORO TASSE.

  4. @Claudio: Claude, sono convinto come te che il Pd oggi, e i Ds e la Margherita ieri si siano piegati alla logica delle privatizzazioni dagli anni 80′ in poi, e per questo hanno pagato sul piano elettorale. Detto questo i servizi essenziali locali non sono stati ancora privatizzati, quindi prima di fasciarci la testa discutiamo delle possibili vie di uscita: poi se dovesse passare la linea dell’esternalizzazione allora sono prontissimo a passare per extra-parlamentare.
    @Eva: Se ci atteniamo al discorso legato al patto di stabilità, non è vero che ci sono meno soldi, è che sono bloccati e la cosa si può risolvere cambiando la legge. Per il resto non ho capito bene la tua posizione Eva: tu cosa proponi di fare? Come si articolerebbe il sistema misto che proponi? In ogni caso parlando di esternalizzazione secondo la tua definizione non vedo perché un Comune dovrebbe trovarsi nella condizione di essere un vecchio paralitico, ovvero non avere risorse e competenze per svolgere il servizio; se è così non ha più senso l’unità amministrativa se non ha in carico i servizi essenziali, che cosa amministra?
    @Giulio: Giulio, il discorso sulla mancanza di soldi è relativo perché come detto già in precedenza se si sbloccassero i soldi congelati dal patto di stabilità non ci sarebbero problemi per tante cose. Inoltre sono convinto che un po’ di sprechi ci siano anche nel Comune di Modena, tra consulenze e parcheggi sotterranei o piscine in mezzo ai parchi che potrebbero finanziare altri interventi. Detto ciò i soldi che mancano non ci sono perché il governo Berlusconi ha progressivamente tagliato il finanziamento agli enti locali. Ora se si vuole garantire il funzionamento delle amministrazioni ci vogliono i soldi, e devono arrivare dallo Stato. Quindi il centro-sinistra (che dovete ancora dirci da chi è composto) dovrebbe fare una battaglia per ripristinare i finanziamenti agli enti locali dicendo dove intende andare a prendere i soldi. Ci sono tanti modi: tassare le transazioni finanziarie, spostare il carico fiscale che grava sul lavoro alle rendite, fare una riforma fiscale come Dio comanda, procedere con il piano delle liberalizzazioni ecc. ecc. La domanda è però, siete in grado di sostenere queste politiche (o sono troppo di sinistra per alcuni)? Siete abbastanza forti da non farvi condizionare dalle corporazioni e dai poteri forti? Cosa diranno i vari Letta e Fioroni?
    Se Federica vuole organizzare un dibattito pubblico sarò felicissimo di prendere parte e invitare persone, purtroppo al momento non dispongo di tutte quelle risorse di tempo, soldi e di strutture che servono per organizzare dibattiti pubblici. Se il Pd ci mette l’organizzazione io parteciperò volentieri come libero cittadino.

  5. Intervengo (un po’ in ritardo) per invitare tutti alla prudenza. Non semplifichiamo un dibattito complesso che ancora deve giungere ad una conclusione. Ciò che sta costringendo il Comune di Modena a ragionare su una forma di esternalizzazione (anche se con lo strumento ibrido della Fondazione) non è la necessità di fare cassa: il risparmio si aggirerà attorno ai 120 000 euro per scuola. Una briciola se consideriamo che l’ammanco del bilancio del Comune si aggira sui 35 milioni di euro. Il problema è squisitamente normativo: un governo miope ha decretato il turn over del personale dipendente della P.A. nel rapporto di 1 a 5, ma ha anche deciso di bloccare il turn over delle collaborazioni e dei contratti a tempo determinato. Per due contratti che si concludono, solo uno può essere mantenuto. Un governo altrettanto miope non sta intervenendo per alleggerire il peso di questa manovra. La scorsa settimana il nostro Sindaco ha chiesto formalmente al governo Monti di allentare questa morsa normativa sulla scuola perchè è il settore più penalizzato dal blocco del personale, ma al momento non sembra ci siano spiragli. Presto gli enti locali non saranno più in grado di garantire il personale necessario per continuare una conduzione pubblica delle scuole d’infanzia. Sulle soluzioni ciascuno è libero di esprimere la propria opinione: io sono disponibile a ragionare su forme di esternalizzazione, ma non vi vedo alcun valore aggiunto. Altri, invece, ritengono che la sussidiarietà sia un elemento sul quale investire nel futuro. Le questioni sono complesse e servono molte conoscenze per riuscire a sviscerarle, però non possiamo tutte le volte partire in quarta per attaccare la politica, i partiti e l’Amministrazione. Non andiamo da nessuna parte così e rinfocoliamo una confusione che non aiuta il dibattito e fa soffrire inutilmente la gente che in queste questioni vede “pezzi” della propria vita (penso soprattutto ai genitori ed ai lavoratori). Chi svolge una funzione pubblica (come un politico o un giornalista) ha una responsabilità: cerchiamo di usarla al meglio.

    • Cara Giulia,
      quando dici che certe vite sono fatte “a pezzi” sono molto d’accordo. Per questo noi del Rasoio abbiamo contribuito ad amplificare la voce del comitato dei genitori, perché come te siamo profondamente contrari ad ogni privatizzazione.
      Sul fatto che le privatizzazioni facciano risparmiare, ciò però non è assolutamente vero, questo è nostro dovere ricordarlo a tutti i cittadini. Magari ti fanno risparmiare per due o tre anni, per la durata del primo appalto (sempre che ci sia concorrenza tra chi partecipa al bando).
      Per citare due casi in cui i prezzi dei servizi sono saliti alle stelle ricordare Telecom e Trenitalia, che rilevarono SIP e Ferrovie dello Stato a prezzi stracciati. Negli ultimi 5 anni, ad esempio il prezzo di un Intercity Roma-Modena è raddoppiato da 19 euro a 38,50 euro. E se ti è capitato di salire su un Intercity puoi facilmente constatare che il servizio non è milgiorato. Linee ferroviarie e telefoniche pagate dai cittadini italiani e passate in un batter d’occhio e per due soldi in mano privata e in regime monopolistico, o tutt’al più di oligopolio.
      Invito tutti a guardarsi il bellissimo documentario “DIARIO DEL SACCHEGGIO” per vedere cosa è successo in Argentina in seguito alle privatizzazioni di Menem.

      Oppure ad informarsi sulla variazione dei costi e della qualità dei servizi che ha caraterrizzato il passaggio al privato delle aziende di stato inglesi dalla Tatcher in poi. L’abbiamo anche scritto in un recente articolo.
      Ci vogliono gli occhi foderati di prosciutto tagliato spesso per non capire che le proprietà pubbliche, pagate dai cittadini, sono ormai da anni una torta da spartirsi. Il privato se non guarda al profitto chiude,se non guarda alla qualità o al benessere dei suoi dipendenti il più delle volte in regimi di monopolio o oligopolio, ci guadagna.
      Potremmo anche fare alcuni esempi su Modena, in cui l’esternalizzazione di alcuni servizi ha fatto lievitare i costi per i contribuenti e ha abbassato il reddito netto dei lavoratori (collaboratori o dipendenti a tempo determinato) che sono dovuti passare dal rapporto diretto con il Comune a quello mediato da un impresa.
      La qualità del servizio non è garantita. Se i servizi didattici di un museo d’arte, ad esempio, vengono esternalizzati e la gara la vince l’impresa XXX, bé l’impresa XXX non dovrà bandire un concorso pubblico per assumere i propri operatori essendo privata, non dovrà attingere da una graduatoria pubblica a cui si accede tramite concorso pubblico e nella quale il punteggio è determinato dal voto di maturità, di laurea, di specializzazione, di dottorato, dai titoli, pubblicazioni, etc. Semplicemente l’impresa XXX potrà metter in organico chi le pare. Inoltre potrà fare contratti a progetto o occasionali e se non sono dipendenti non deve necessariamente applicare il contratto collettivo.
      Ora bisognerebbe che qualcuno studiasse tutte le gare d’appalto che negli ultimi anni ha bandito il comune: quante imprese si presentano alle gare? C’è concorrenza? Oppure si presenta come nel caso di Casa Ferrari una sola cooperativa? Come si fa a garantir prezzi bassi e buon servizio se non c’è concorrenza? E soprattutto come si fa credere al connubio prezzi bassi-buon servizio? Come credere alla cicogna.
      A me fa molta paura il fatto che il Comune stesso o una fondazione con un CdA misto (genitori+membri de comune, ripeto: in che misura gli uni e inche misura gli altri?) possa assegnare scuole, musei, biblioteche (quindi cultura ed educazione) a ditte private.
      Mi fa paura perché se io sono un maestro di scuola e il lavoro me lo dà una fondazione che per una certa indeterminata quota è guidato dal partito di maggioranza che amministra la mia città, chi voterò alle elezioni quando il mio lavoro dipende da chi siede in comune?
      Se poi vogliamo parlare di fondazioni vediamo come esse stesse stiano vivendo la “peggiore crisi degli ultimi 600 anni”. Così dicono i senesi della fondazione del Monte dei Paschi di Siena, le cui azioni costavano a gennaio 2011 0,8 euro e a settembre 2011 ne costavano 0,4.
      In un intervista al Financial Times, Duncan McDonnel dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze dice: “La fondazione è un modo di fossilizzare le élite. Si basa slla circolazione di denaro esclusivamente tra mani amiche”.
      E questo è il pericolo che a Modena oggi più che mai è tangibile. Ciò che oggi è proprietà collettiva, anche se per anni è stato dilaniante assistere al piazzismo politico della nostra classe dirigente, può finire in mano a fondazioni bancarie o cordate improbabili che rappresentano oggi il più fallimentare modello di gestione della cosa pubblica in Italia.

    • Giulia ti ringrazio per il commento nel merito che hai fatto però dissento su molte cose. Innanzi tutto vorrei che si smettesse di esordire dicendo che i problemi sono complessi e che bisogna essere prudenti: è quasi sempre un modo per paracularsi e segna in ogni caso una distanza paternalistica nei confronti del cittadino.
      Detto questo se il problema è normativo, lo si risolve sul piano normativo. C’è il blocco del turn over? C’è il patto di stabilità che blocca i fondi? Hanno tagliato le risorse ai comuni? Bene allora non si può sempre piangere incolpando il governo irresponsabile prima e il governo indifferente dopo. Un serio partito di sinistra, dovrebbe ritenere inaccettabile i tagli e i blocchi legislativi messi in campo e avviare una battaglia politica di fuoco per modificare la situazione. Cosa vuol dire Pighi ha chiesto a Monti di allentare la morsa normativa? Il Pd e tutti gli amministratori locali di centro-sinistra (e sarebbero pure d’accordo quelli della Lega) assieme ai cittadini dovrebbe decidere collegialmente di fare un casino tale da farsi prendere in considerazione: senza soldi non governi, quindi la democrazia è sospesa e Pighi chiede, sottolineo, di allentare la morsa? Fatta questa battaglia ci si presenterebbe alle elezioni con un programma che promette di ristabilire la situazione dicendo dove si vanno a prendere i soldi e come si intende cambiare le leggi.
      Poi dici, che sei disposta a ragionare sulle esternalizzazioni. Ma come fai a dirlo? Come si fa ad essere di sinistra ed essere disposti a ragionare sullo smantellamento del controllo pubblico dei servizi essenziali? Questi provvedimenti sono contro la democrazia punto.
      Concludo dicendo che le persone partono in quarta contro l’Amministrazione o costituiscono migliaia di comitati perché questa non è in grado di fornire risposte soddisfacenti e il più delle volte diventa parte del problema invece che della soluzione, non perché si gode nel darvi addosso. Quindi se la gente è arrabbiata non fate le vittime, del resto al governo ci siete voi da quando un governo della città esiste. Si comincia con l’autocritica, l’ascolto e l’apertura alla cittadinanza, e se i maggiorenti del tuo partito non lo vogliono capire non cambierà mai questo stato di conflitto perché ci sono molte persone che non sono disposte a svendere i loro diritti e rimanere in silenzio.

  6. le mie sono le parole di un cittadino, non di un tecnico, di un politico, di un giornalista.
    “chi svolge una funzione pubblica ha una responsabilità” è proprio vero e per questo vorrei vedere i giovani scardinare i sistemi dall’interno.
    so che sembra facile da dire e che tra il dire e il fare… ma il mare si attraversa, si naviga con gli altri e più si è più possibilità ci sono di arrivare a riva e passare così dal detto al fatto.
    i vertici a capo di questo paese non sono quasi mai all’altezza del ruolo che ricoprono e i risultati sono lampanti, i politici hanno perso la stima da parte di parecchie persone e a voi giovani politici spetta un compito difficile.
    la riconquista della stima parte dall’esempio, dalle azioni, dall’unirsi e battere con forza le proprie ragioni, andando anche contro la vecchia guardia, puntando alla meritocrazia, cercando persone illuminate che camminino con voi, che non abbiano il solo fine della conquista della poltrona, ma che abbiano una meta più alta, che sappiano porgere quella poltrona a chi è più qualificato e competente per far sì che il sistema guarisca.

    le teste fini, preparate e meritevoli ci sono. usatele. prima che se ne vadano.

  7. Pingback: Confronto tra genitori, insegnanti e amministrazione comunale sulla situazione asili a Modena « Articoli per Modena e altre destinazioni·

  8. Il dibattito a cui stiamo assistendo in questi giorni rischia di incagliarsi su posizioni distanti e pre-concette che a nostro avviso non consentono né un’analisi profonda della situazione né l’individuazione di soluzioni efficaci e di lungo respiro.
    Da un lato chi, nella giusta difesa di un modello di gestione che vede nel protagonismo del pubblico elemento di garanzia di qualità, chiede con forza all’Amministrazione di non fare passi indietro. La straordinaria mobilitazione dei genitori, nelle sue molteplici voci e differenti toni, è un appello che non può essere lasciato inascoltato.
    Dall’altro chi, nella evidente difficoltà di una stagione di bilanci negativi, propone soluzioni “pronto uso”, come l’esternalizzazione dei servizi educativi.
    Noi, per sgombrare il campo da ogni equivoco, siamo da sempre contrari all’esternalizzazione di quei servizi che, come l’istruzione, sono il cuore stesso dell’idea di una comunità e dei suoi beni comuni. Questi non possono che essere gestiti in modo democratico, partecipato e con logiche estranee a quelle del profitto.
    Detto questo, non è possibile mettere la testa sotto la sabbia rispetto alla situazione che stiamo vivendo. Il combinato disposto di vincoli legali-normativi e dei tagli ai bilanci determina un quadro che deve essere affrontato di petto, analizzato con attenzione e responsabilità. A problemi strutturali occorre trovare soluzioni strutturali. E’ molto probabile che i vincoli normativi non vengano rimossi (noi ce lo auguriamo) ed è certo che i prossimi bilanci non saranno più semplici del bilancio 2012. Occorre che tutti comprendano fino in fondo che è messa a repentaglio non solo la gestione pubblica delle scuole, ma l’intero sistema di welfare cittadino per come l’abbiamo sempre conosciuto. In questo quadro, come abbiamo sempre detto, è necessario un ripensamento complessivo dei modelli di servizio che, non abbassando gli standard qualitativi, consenta però una loro sostenibilità nel lungo periodo. Occorre innovare, termine che sentiamo poco usato in questi giorni.
    Per le Scuole dell’Infanzia lanciamo una proposta, non definitiva né esaustiva, ma che possa essere considerata un elemento di riflessione e approfondimento in un percorso partecipato che veda la responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti: Amministrazione Comunale, genitori, lavoratori e parti sociali loro rappresentanti.
    A nostro avviso l’unica strada per preservare il controllo pubblico delle scuole dell’infanzia è l’introduzione di un nuovo modello gestionale (che siano fondazioni o altre forme) che allo stesso tempo consenta di superare il vincolo normativo (che oggi impedisce all’Amministrazione Comunale di assumere il personale educativo necessario) e di produrre significativi risparmi nel medio e lungo periodo (in modo che nessuno possa mettere in discussione il controllo pubblico delle Scuole per ragioni economiche).

    Il modello che noi immaginiamo vedrà scuole in grado di:
    – essere controllate dal “pubblico”, prevedendo la compartecipazione nella gestione almeno di Comune e genitori, nonché – auspicabilmente – degli stessi lavoratori;
    – essere finanziate dall’Amministrazione comunale, non escludendo che – per ragioni di diversa natura – possano ricevere finanziamenti e sponsorizzazioni anche da parte di altri soggetti (es. Fondazione CRMO);
    – assumere e gestire direttamente il personale, a partire da quello già presente. Questo è un punto fondamentale: le scuole che immaginiamo gestite con questo nuovo modello non appalteranno i servizi, non saranno foglie di fico per coprire privatizzazioni future. L’innovazione consta proprio nella possibilità di un soggetto di diritto privato (come ad esempio una fondazione, ma non confondiamoci: soggetto di diritto privato non significa “a controllo privato”) di bypassare il vincolo normativo delle assunzioni da parte dell’Amministrazione comunale. Non è secondario che questa soluzione porterà anche a significativi risparmi, non perché verranno abbassati gli stipendi degli educatori (i livelli rimarranno i medesimi), ma perché il carico previdenziale (malattie, maternità…) passerà in capo all’INPS, sgravando di fatto l’Amministrazione di un costo pesante.

    L’Amministrazione, oltre alla propria presenza negli Organi di governo nelle diverse scuole, manterrà il proprio impegno nelle funzioni di indirizzo e controllo, nel sostegno all’innovazione pedagogica, nella formazione degli educatori.
    Questa, ripetiamo, è l’unica via oggi disponibile per preservare il controllo pubblico delle nostre scuole. Di più: pensiamo possa essere una innovazione rispetto al modello esistente, con una nuova idea di “scuola-comunità” che vede un coinvolgimento più forte e diretto dei genitori nella gestione della scuola dei propri figli, nonché degli stessi lavoratori e lavoratrici responsabili della funzione pedagogica.
    All’Amministrazione il compito di definire un percorso che renda possibile una discussione ampia e partecipata rispetto a questo nuovo modello gestionale.
    Mettiamo a tacere chi chiede le privatizzazioni. Prendiamo in mano le nostre scuole!

    Cristian Favarin – Coordinatore Circolo di Modena Sinistra Ecologia Libertà
    Gianni Ballista – per il Coordinamento Federale Sinistra Ecologia Libertà

    • Gentili Cristian e Gianni,
      siamo onorati di ricevere OGGI sul nostro blog il copia-incolla del volantino che avete distribuito prima dell’assemblea pubblica di IERI sera all’istituto Corni con il sindaco e l’assessore.
      Ora, questo la dice lunga su quanto Sel in giunta col Pd dia peso agli interventi di ieri sera. Evidentemente le rimostranze e le proposte fatte dagli oltre trenta intervenuti tra genitori e insegnanti non vi hanno fatto cambiare nemmeno di una virgola la vostra proposta impacchettata e qui incollata. Questo è il vostro concetto di democrazia. Addirittura il Rasoio che non è un organo politico ed è costituito di studenti e lavoratori ha scritto due articoli.
      Forse i nostri lettori si chiedono come mai se la vostra posizione è del tutto sodale a quella del Pd (sempre che voi non ne rivendichiate di fronte al Pd la paternità) perché non siate nel recinto del medesimo partito.

    • Caro Claudio, anzitutto una precisazione: il copia-incolla della nostra/o nota/volantino ci è stato chiesto da Enrico Monaco, su Facebook. Dunque, lo abbiamo eseguito e i tuoi toni astiosi risultano perciò incomprensibili. Noi siamo un partito che nell’elaborazione delle proprie posizioni ragiona e si confronta (al proprio interno e non soltanto), sempre; nel caso specifico, prima di definire l’ultima versione della nota (questa che vedi), volevamo informare te e le persone che leggono, che abbiamo provveduto ad incontrare alcuni membri del Comitato “Giù le mani dagli asili”, per sottoporgli,con spirito di confronto, la nostra proposta. Con lo stesso spirito abbiamo partecipato all’assemblea di ieri sera. Altra precisazione: SEL in Giunta non c’è, siamo in maggioranza e partecipiamo alle riunioni di maggioranza. SEL è un partito, da non confondersi con un Comitato, che rispetta le opinioni di tutti, le raccoglie e poi si premura di fare sintesi. Detto ciò, le insinuazioni sulla “paternità” della nota si commentano da sole e non ti fanno onore. Il nostro unico fine è quello di stimolare un dibattito che eviti le esternalizzazioni e salvaguardi la scuola pubblica.

      • Forse ieri sera non eravate così presenti o non leggete bene i volantini che stampate. Volete il dibattito? Il dibatitto l’avete ucciso in partenza quando c’è -e cito dal vostro stesso volantino- una “unica strada per preservare il controllo pubblico delle scuole d’infanzia” ed “è l’introduzione di un nuovo modello gestionale”.

        C’è una sola soluzione sia nella prospettiva Pighi che nel vostro stesso volantino. E allora che dibattito è? Prendete i vostri provvedimenti e basta fare il gioco della democrazia.

        P.S. Sulla questione “onore” vi devo dare ragione. Non mi hanno voluto neanche nell’esercito…

      • Caro Beppe, io rispondo a tutti quelli che commentano su facebook la stessa cosa: trasporre sul blog i propri interventi onde evitare la frammentazione della discussione sul social network che come sappiamo può essere dispersiva. Detto questo voi siete liberi di pubblicare quello che meglio credete. Il blog ormai dovreste conoscerlo, e se uno perde 5 minuti a dare un occhio ai commenti può rendersi conto di quale sia il livello della discussione sull’argomento. Quindi secondo me sarebbe stato meglio dare una risposta organica, riportando il contenuto della vostra lettera che rappresenta la posizione di Sel con un intervento di più ampio respiro. Claudio contesta la forma del vostro intervento e anche il contenuto: postare un comunicato politico a fronte di interventi organici di altri non è il massimo; inoltre la linea che Sel ha assunto non mi sembra che attui una difesa della scuola pubblica e punti ad evitare l’esternalizzazione del servio. Piuttosto assomiglia alla posizione del Partito Democratico con qualche distinguo nella sua attuazione. Quindi nel complesso mi pare che la vostra scelta politica presenti delle contraddizioni evidenti nella volontà generale di difendere il servizio pubblico come bene comune a fronte di una riorganizzazione dei servizi essenziali che di fatto minano l’impostazione democratica e pubblica dell’istruzione. Siccome la materia è “complessa” come dicono a più riprese i nostri rappresentanti spiegateci più approfonditamente come la vostra proposta rappresenti una sintesi politica che difende il carattere pubblico dei servizi essenziali, e come di fatto sia possibile organizzare concretamente gli asili in modo tale che i diritti dei lavoratori e degli utenti non vengano lesi.

      • A Claudio: ieri sera eravamo presenti all’assemblea, abbiamo volantinato e ascoltato. E, ripeto, avevamo incontrato il Comitato “Giù le mani dagli asili” già la sera precedente. L’introduzione di un nuovo modello gestionale a fronte di una situazione da risolvere in tempi stringenti, per come prospettato da noi, prevede il controllo democratico di Comune, genitori e lavoratori; esso esclude appalti e, dunque, privatizzazioni. Ad Enrico: sinceramente mi pare che si possa ritenere più organico un documento che fa proposte precise e concrete come quello che abbiamo postato, piuttosto che un intervento a spot. O no? Ad ogni modo, in sintesi: se i vincoli posti dalla Legge di Stabilità sul turn-over del personale sono così ferrei, due sono le strade: o la disobbedienza civile (della quale poi risponderebbero i dirigenti comunali) oppure un intervento che bypassi il problema contingente e che, non perdendo un grammo di controllo pubblico sui livelli occupazionali e di qualità (che invece sarebbero compromessi da un’esternalizzazione pura e semplice con appalti, cui siamo contrari), consenta agli utenti e ai lavoratori di continuare a godere della situazione attuale. Una precisazione, infine: la nostra proposta è questa, maturata e condivisa, ciò non vuol dire che essa rappresenti la verità; il nostro scopo è quello di aprire un dibattito (e sta avvenendo) e, allo stesso tempo, provare a trovare una soluzione che affronti una situazione difficile e da risolvere in breve tempo.

  9. vedere il sindaco della propria città scaldarsi nel solo momento in cui deve far quadrato attorno all’operato della sua cerchia di collaboratori, invece di far quadrato attorno alla sua comunità, infuriandosi e lottando per garantire i principi fondamentali di un paese che continua a definirsi democratico e civile e sentire l’assessore dire di lasciar da parte le ideologie, beh fa sparire anche l’ultima speranza riposta in loro.
    “Ma l’assessore non si ferma qui: invita a ripensare al modello generale di gestione della cosa pubblica”.
    già, è arrivato il momento di cambiare.
    chi ha fallito prendendo parte ad un sistema che ha lasciato troppo spazio agli interessi personali mettendo spesso in secondo piano la professionalità, deve fare un passo indietro.
    nonostante continui tentativi di strangolamento ai sogni, non voglio rinunciare a credere alla mutabilità delle cose, non al suo contrario.

    e se davvero il vento stesse girando (ma deve fare nord-sud) ovviamente mi metterei in prima linea e come me, sono certa, tanti altri.

  10. A Sel Modena: Supero la discussione sulle forme dell’intervento per mantenermi sulle questioni di contenuto. Voi sostanzialmente proponete un modello misto all’interno del quale l’Amministrazione mantenga un ruolo predominante, dove i genitori siedano nel Consiglio di Amministrazione e dove in privati (fondazione o quello che è) finanzino senza abbassare gli stipendi dei lavoratori e mantenendo un servizio di qualità. Vorrei ricordare che modelli simili sono sotto gli occhi di tutti da anni: il sistema misto che caratterizza il trasporto pubblico e la gestione dei rifiuti hanno prodotto un abbassamento del sevizio e un aumento del suo costo. Voi proponete una compartecipazione virtuosa, che però a mio parere è un’utopia. I privati vogliono guadagnare se investono in un’attività, in condizioni dove si deve accettare un ruolo preminente dell’Amministrazione e il rispetto degli standard di qualità qual è il margine di profitto? Basso, quindi non conviene investire. Inoltre non mi sembra che esista una legislazione all’avanguardia nel nostro paese che regoli il rapporto tra pubblico e privato nei sistemi misti: dunque tale rapporto è garantito dalla capacità della politica di costruire un modello virtuoso: credete davvero che i cittadini possano pensare che l’Amministrazione modenese sia capace di sviluppare tale modello in una situazione di emergenza, senza cercare di guadagnarci? Oppure le scrivete voi le leggi per regolare tali modelli?
    Concludo dicendo che l’Anci ha un sindaco che si chiama Del Rio (Pd) che ha già proposto la disobbedienza civile come risposta al patto di stabilità, voi cosa state aspettando? Quando vi renderete conto che ogni mediazione sul tema è un compromesso a perdere forse sarà troppo tardi per lanciare una mobilitazione contro il patto di stabilità e il blocco del turn over: nel 2013 ci sono le politiche, pensate di rimanere ancora una volta all’opposizione? Ci sono tematiche sulle quali si possono trovare mediazioni e altre sulle quali non si può. Vendola e Sel non mi pare abbiano cercato mediazioni quando Marchionne ha proposto il suo modello schiavista: si è schierato/a dalla parte dei lavoratori. Non mi pare che Vendola abbia avuto dubbi sulla posizione da prendere quando c’è stato il referendum sui beni comuni. Ecco qui è la stessa cosa: si parla del bene comune dell’istruzione. Negli altri casi si parlava del diritto alle tutele sul lavoro e all’accesso ai beni essenziali come l’acqua. Ditemi se c’è qualche differenza tra questi casi! Allora cosa aspetta Sel a rompere questa mediazione scellerata e schierarsi dalla parte dei genitori, dei precari assunti negli asili che a settembre andranno a ramengo e dei cittadini che non vogliono l’abbattimento del servizio pubblico essenziale? In tutto questo vedo la contraddizione di un partito, Sel, che a livello nazionale si comporta diversamente rispetto che sul territorio locale, quando politicamente non ha nessun interesse per farlo.

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